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Villa Borghese a Nettuno

Villa Borghese a Nettuno

Villa Borghese a Nettuno

Si trova in un rigoglioso parco di circa 40 ettari, a metà strada tra Anzio e Nettuno, affacciato sul mare.

Viene costruita, con il nome di Villa di Bell’Aspetto, nel 1648, ad opera del cardinale Vincenzo Costaguti (1612 – 1660), appartenente a una famiglia di banchieri originari di Genova, che si stabilisce a Roma nel 1585.

Il fratello, cardinale Gianbattista (1636 – 1704), realizza a Roma la Cappella di S. Carlo ai Catilinari e la villa a Porta Pia. Il palazzo di famiglia in Roma affaccia su piazza Mattei, via della Reginella e piazza Costaguti. Nel 1697, il cardinale Costaguti vi ospita il papa Innocenzo XII, nella sua visita al palazzo Pamphilj di Nettuno. Tra gli ospiti illustri che la frequentano, figura la regina Cristina di Svezia. La villa rimane proprietà dei Costaguti fino al 1818, anno in cui il marchese Luigi la vende a Giovanni Torlonia. Subito dopo viene venduta a Camillo Borghese. Capostipite di questa famiglia, originaria dei Borghi di Siena, i cui simboli araldici sono l’aquila e il drago, era Marcantonio I (1504 – 1574), valente giureconsulto. Il primogenito Camillo (1552 – 1621) era diventato papa con il nome di Paolo V.

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Villa Borghese a Nettuno

Alte cariche ricoprono il nipote Scipione, ideatore di Villa Borghese a Roma, e Marcantonio II, Paolo (1624 – 1646), il senatore della repubblica Marcantonio IV (1730 – 1800) e i figli Camillo (1775 – 1832) e Francesco (1776 – 1839). Camillo, nel 1803, sposa la sorella di Napoleone, Paolina. Il 3 maggio 1832 Camillo compra il feudo di Nettuno dalla Reverenda Camera Apostolica, bisognevole di danaro per sanare l’erario dello Stato Pontificio, sotto Gregorio XVI. Camillo lascia il feudo, compresa la villa di Bell’Aspetto, al fratello Francesco Borghese-Aldobrandini (Salviati per parte di madre). Il 29 maggio 1839, il feudo passa in eredità al figlio Marcantonio V (1814 – 1886) e da questi al figlio Paolo (1844 – 1920).

Il parco viene disegnato verso il 1840. Successivamente Marcantonio realizza gli ampliamenti, ristrutturando il palazzo nel modo in cui si vede oggi. Nel 1895, Paolo rischia di perderne la proprietà per una procedura fallimentare. Interviene il fratello Giuseppe, che ricompra la vista all’asta e la immette nella dote della figlia Genoveffa. Quando Genoveffa sposa il cugino Rodolfo (1880 -1963), figlio di Paolo, la villa ritorna nella linea primaria della famiglia. Il 19 agosto 1899, Paolo vende allo Stato italiano le collezioni artistiche della Galleria e del Museo di famiglia, pur di conservare la proprietà degli immobili.

Dal matrimonio di Rodolfo con Genoveffa nasce Steno. Dopo la morte di Genoveffa, Rodolfo sposa, in seconde nozze Giulia Frascara, da cui nascerà Giovannangelo, l’attuale proprietario. Rodolfo è, dunque, il proprietario della villa nel 1903, quando Gabriele D’Annunzio vi trascorre l’estate e l’autunno, con la figlia Cicciuzza (Renata Montanara Albissola) e con Eleonora Duse e vi compone “La figlia di Jorio” e altre liriche. Nel patrimonio della villa entrano, poi, l’arredo e la biblioteca provenienti dal viceré di Napoli (famiglia Statella, per parte della moglie di Giuseppe, la madre di Genoveffa). Segue un periodo in cui la villa è tenuta in locazione da diverse famiglie. Per un certo tempo il parco è stato aperto al pubblico, previo pagamento di un biglietto d’ingresso. In due stagioni si sono avuti più di 1.200 visitatori.

Le visite venivano sospese nel periodo del taglio del fieno e della caccia alle quaglie. Nel 1925 è sottoposta a vincolo panoramico dal Ministero della pubblica Istruzione e ospita la visita di Benito Mussolini. Nel 1944, durante la testa di ponte di Anzio-Nettuno, nelle segrete della villa prende stanza il quartier generale avanzato del 6° Corpo della V Armata americana. Nel 1978 Steno Borghese cede gratuitamente al Comune di Nettuno quattro ettari di parco, della zona a monte, da destinare a verde pubblico, mentre il parco e la villa sono riconosciuti e vincolati come monumento nazionale.

La struttura architettonica dell’edificio conserva un impianto severo rimasto pressoché inalterato nel corso dei secoli, riflette l’essenzialità degli interni privi di qualsiasi partito decorativo, mentre gli arredi con la ricca biblioteca provengono dal Palazzo Statella a Napoli. L’austera predominanza del pieno sul vuoto ne fa un esempio di palazzo mastio, dove è difficile rilevare particolarità architettonico-stilistiche. Il portale d’ingresso è su stipite a bugne con mascherone in chiave di piattabanda, con il rilievo delle tre stelle del cardinale Costaguti.

Nel parco sono rimasti il castelletto e una torre ottagona (torre dei venti o torre del forno), con volta a cupola, provvista di oculo. Alla fine del settecento, Marcantonio III dedicava alla villa queste righe: “Chiunque tu sia, o straniero, purchè uomo libero. Non temere qui punto le catene delle leggi. Passeggia dove vuoi, cogli ciò che desideri, ritirati quanto ti aggrada. Tutto qui è disposto per il godimento degli stranieri prima ancora che per il proprietario”. (dal volume “Anzio delle delizie – Le dimore nobiliari” – di Cesare Puccillo – Centro Studi Neptunia – agosto 1997)