Il Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia, fondato nel 1916 all’interno di uno splendido palazzo eretto per il cardinale Giovanni Vitelleschi tra il 1436 e il 1439, rappresenta uno dei monumenti più significativi del primo Rinascimento laziale. Inaugurato nel 1924, il museo accoglie due prestigiose collezioni ottocentesche: la Raccolta Comunale e la collezione privata dei conti Bruschi-Falgari. Nel corso degli anni, si è arricchito ulteriormente grazie ai materiali provenienti dagli scavi condotti nell’antica città, sia nell’abitato che nelle circostanti necropoli.
Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia
Il percorso espositivo del museo si sviluppa in diverse aree tematiche, coprendo un arco cronologico che va dall’età del Ferro (IX secolo a.C.) all’epoca romana. Tra gli elementi salienti del piano terra spicca il sarcofago del Sacerdote, contenente le spoglie di Laris, capostipite della famiglia dei Partunu. Questo pregiato monumento di fabbrica greca, realizzato in marmo pario, fu importato in Etruria e dipinto localmente con scene mitologiche.
Le ceramiche figurate attiche sono protagoniste di una sezione notevole, con capolavori monumentali del VI secolo a.C., come la straordinaria kylix plasmata dal vasaio Euxitheos e dipinta dal pittore Oltos (510-500 a.C.), rinvenuta nel 1874 in una tomba a camera della necropoli dei Monterozzi. Un altro elemento iconico è rappresentato dai “Cavalli alati”, una lastra fittile decorata ad altorilievo con una coppia di cavalli alati in procinto di prendere il volo, considerati capolavori della coroplastica etrusca e simboli distintivi della città di Tarquinia.
L’esposizione comprende anche una ricostruzione in loco di alcuni contesti funerari, come la tomba a camera dei Versna, e quattro tombe dipinte “strappate” negli anni ’50 e ’60 del XX secolo, tra cui spicca la celebre tomba del Triclinio, decorata da un artista greco attivo a Tarquinia all’inizio del V secolo a.C.
